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Inviato: 15/5/2006, 14:11
…. segue
arriva finalmente il primo giorno del raduno vero con tutti gli altri Futuristi (e non) che SED e RAGAZZINO (grazie ancora per l’impegno) sono riusciti a far convergere da tutta Italia e parte d’Europa!
Il giro dell’Etna non comincia sotto i migliori auspici, infatti la mia Futurina non ha voglia di partire e preferirebbe restare nel posteggio dell’albergo (si vede che le piaceva…), ma spronata dai ragazzi e grazie a un paio di spintarelle finalmente si mette in “moto”.
La strada che porta sulle pendici del Vulcano è a dir poco stupenda, con ampi tornantoni che mi fanno quasi (ho detto quasi) pentire di aver portato con me la mia fida passeggera.
Una immancabile sosta con foto di gruppo ai bordi della strada a circa 2000 mt di altitudine con sfondo la recente colata lavica del 2002 e col Grappa che come al solito deve fare lo “sborone” e provare i pneumatici tassellati della sua Capo sulle rocce vulcaniche (venire al Futuraduno con la Futura era forse troppo scontato ….)
Arrivati a Pedara ci aspettano gli ultimi radunisti appena sbarcati a Catania con qualche ora di ritardo, finalmente il gruppo è al completo e si può andare a mangiare (come se finora non lo avessimo ancora fatto…)
Il ristorante si presenta subito bene, con un bel tavolo pieno di leccornie e specialità tipiche siciliane. Difficile dire di no a qualsiasi pietanza, a partire dagli antipasti fino ai dolci, che qui in Sicilia meritano un elogio a parte!
Grazie alla bella compagnia, al cibo e al buon vino che accompagna ogni boccone, è sempre più difficile decidere di alzarsi da tavola, infatti ripartiamo con circa due ore di ritardo sulla “tabella di marcia”, ripresi i nostri fidi destrieri e dopo un’altra sosta obbligata in pasticceria a Bronte, dove riusciamo comunque a mangiarci un gelato e comprare qualche pasticcino.Giusto il tempo di rientrare in albergo e ci ritroviamo a tavola un’altra volta…
Il giro del giorno successivo è di quelli tosti, a parte una cinquantina di km di autostrada, si tratta di strade molto tortuose e spesso asfaltate male, per fortuna siamo ripagati dai paesaggi dell’interno e dal solito megapranzo (a Castelbuono) organizzato da Sed. Merita infatti ancora un elogio il posto scelto, sia per la bella posizione, sulla piazzetta con vista castello (e moto) sia per la qualità e la quantità di “roba” che abbiamo visto passare e svanire nei nostri piatti.
A Capo d’Orlando, dove ci fermiamo per una granita, il gruppo si divide. Sed rimasto senza moto si ferma lì e ci saluta, alcuni rientreranno in autostrada, mentre noi seguiamo ragazzino (che deve ancora riprendersi dopo aver fatto da passeggero a Sed…) per il giro prestabilito, attraversando i Nebrodi. La vista dell’Etna innevato al tramonto non ci farà rimpiangere la scelta.
L’ultimo giorno il gruppo si divide e ognuno scelge la meta che preferisce.
Noi decidiamo per la metà culturale: altrimenti al ritorno avrei fatto vedere solo foto di cassate e cannoli…
Via dunque con gli zii, Actze e sicilianazzo che ci farà strada.verso la famosa “Valle dei Templi” di Agrigento.
Arriviamo là perfettamente in orario nonostante il traffico di mezzi pesanti che ci obbliga a continui sorpassi, grazie alla media imposta dal nostro “apripista” e alle strade ampie che permettono tranquillamente velocità autostradali anche dove queste non ci sono.
Il ginocchio regge tutta la camminata fin su al tempio di Giunone (il più distante), ne valeva veramente la pena. Sosta ad un chiosco per ristorarci, qualche foto ricordo ed è quasi ora di avvicinarsi al porto di Palermo.
La strada anche qui è ampia e con passo medio-veloce ci dirigiamo verso nord. Belle curve ampie invogliano ad aumentare il gas (nonostante il carico di mogli e borsoni), soprattutto quando un gruppetto di pseudo-smanettoni locali supera prima me e poi lo zio.
Fra me e me penso: “adesso partiamo…”, vedo infatti lo zio che nonostante il polso infortunato dà un colpo di gas, ma giustamente il “limitatore-zia” entra subito in funzione con un fendente al fianco e così sfuma l’inseguimento.
Siamo a Palermo, dove ragazzino con la famigghia al completo ci da il congedo dalla terra Sicula, non prima di averci scientificamente dimostrato che le cassate palermitane sono ancora più buone di quelle catanesi...
Speriamo sia un arrivederci a presto.
arriva finalmente il primo giorno del raduno vero con tutti gli altri Futuristi (e non) che SED e RAGAZZINO (grazie ancora per l’impegno) sono riusciti a far convergere da tutta Italia e parte d’Europa!
Il giro dell’Etna non comincia sotto i migliori auspici, infatti la mia Futurina non ha voglia di partire e preferirebbe restare nel posteggio dell’albergo (si vede che le piaceva…), ma spronata dai ragazzi e grazie a un paio di spintarelle finalmente si mette in “moto”.
La strada che porta sulle pendici del Vulcano è a dir poco stupenda, con ampi tornantoni che mi fanno quasi (ho detto quasi) pentire di aver portato con me la mia fida passeggera.
Una immancabile sosta con foto di gruppo ai bordi della strada a circa 2000 mt di altitudine con sfondo la recente colata lavica del 2002 e col Grappa che come al solito deve fare lo “sborone” e provare i pneumatici tassellati della sua Capo sulle rocce vulcaniche (venire al Futuraduno con la Futura era forse troppo scontato ….)
Arrivati a Pedara ci aspettano gli ultimi radunisti appena sbarcati a Catania con qualche ora di ritardo, finalmente il gruppo è al completo e si può andare a mangiare (come se finora non lo avessimo ancora fatto…)
Il ristorante si presenta subito bene, con un bel tavolo pieno di leccornie e specialità tipiche siciliane. Difficile dire di no a qualsiasi pietanza, a partire dagli antipasti fino ai dolci, che qui in Sicilia meritano un elogio a parte!
Grazie alla bella compagnia, al cibo e al buon vino che accompagna ogni boccone, è sempre più difficile decidere di alzarsi da tavola, infatti ripartiamo con circa due ore di ritardo sulla “tabella di marcia”, ripresi i nostri fidi destrieri e dopo un’altra sosta obbligata in pasticceria a Bronte, dove riusciamo comunque a mangiarci un gelato e comprare qualche pasticcino.Giusto il tempo di rientrare in albergo e ci ritroviamo a tavola un’altra volta…
Il giro del giorno successivo è di quelli tosti, a parte una cinquantina di km di autostrada, si tratta di strade molto tortuose e spesso asfaltate male, per fortuna siamo ripagati dai paesaggi dell’interno e dal solito megapranzo (a Castelbuono) organizzato da Sed. Merita infatti ancora un elogio il posto scelto, sia per la bella posizione, sulla piazzetta con vista castello (e moto) sia per la qualità e la quantità di “roba” che abbiamo visto passare e svanire nei nostri piatti.
A Capo d’Orlando, dove ci fermiamo per una granita, il gruppo si divide. Sed rimasto senza moto si ferma lì e ci saluta, alcuni rientreranno in autostrada, mentre noi seguiamo ragazzino (che deve ancora riprendersi dopo aver fatto da passeggero a Sed…) per il giro prestabilito, attraversando i Nebrodi. La vista dell’Etna innevato al tramonto non ci farà rimpiangere la scelta.
L’ultimo giorno il gruppo si divide e ognuno scelge la meta che preferisce.
Noi decidiamo per la metà culturale: altrimenti al ritorno avrei fatto vedere solo foto di cassate e cannoli…
Via dunque con gli zii, Actze e sicilianazzo che ci farà strada.verso la famosa “Valle dei Templi” di Agrigento.
Arriviamo là perfettamente in orario nonostante il traffico di mezzi pesanti che ci obbliga a continui sorpassi, grazie alla media imposta dal nostro “apripista” e alle strade ampie che permettono tranquillamente velocità autostradali anche dove queste non ci sono.
Il ginocchio regge tutta la camminata fin su al tempio di Giunone (il più distante), ne valeva veramente la pena. Sosta ad un chiosco per ristorarci, qualche foto ricordo ed è quasi ora di avvicinarsi al porto di Palermo.
La strada anche qui è ampia e con passo medio-veloce ci dirigiamo verso nord. Belle curve ampie invogliano ad aumentare il gas (nonostante il carico di mogli e borsoni), soprattutto quando un gruppetto di pseudo-smanettoni locali supera prima me e poi lo zio.
Fra me e me penso: “adesso partiamo…”, vedo infatti lo zio che nonostante il polso infortunato dà un colpo di gas, ma giustamente il “limitatore-zia” entra subito in funzione con un fendente al fianco e così sfuma l’inseguimento.
Siamo a Palermo, dove ragazzino con la famigghia al completo ci da il congedo dalla terra Sicula, non prima di averci scientificamente dimostrato che le cassate palermitane sono ancora più buone di quelle catanesi...
Speriamo sia un arrivederci a presto.