Quante volte, nella vita, ci siamo resi conto di quanto teniamo a qualcosa solo quando l’abbiamo persa o stiamo rischiando di perderla.
Sorge subitaneo l’attaccamento, senza schemi e senza fronzoli.
Il dispiacere che si prova è proporzionale al distacco che lacera, alla distanza che strappa.
Quando il distacco è programmato allora si può ancora riuscire a tenere a freno i propri istinti, la propria bramosìa.
Si soffre ancora di più quando l’appuntamento tanto atteso viene rimandato, si gode ancora maggiormente quando esso è anticipato.
Venerdì alle 10.00 chiamo per l’ennesima volta Cilindrika.
La moto è aposto, c’è tutto, ma la carena sinistra non c’è.
Non c’è in Aprilia, non ci dicono neanche quando verrà consegnata a Scorzè dai fornitori.
Porca miseria porca. Chiamo Giga, gli chiedo la ricetta per la pozione magica ma purtroppo è la stessa che sto usando. Martellare il concessionario che, devastato dal mio estenuante expediting, solleciti la casa madre.
Venerdì alle 12.00 il telefonino suona. La carena è arrivata.
Balbetto qualche frase inconsulta, il venerdì diventa una febbre.
Ma poi riprendo il controllo, il sabato è già impegnato e poi ho atteso la moto per tanto tempo, posso andare a prenderla anche lunedì, con calma.
Venerdì sera a letto presto, la settimana è stata pesante, come quelle degli ultimi tre mesi.
Me ne vado a letto e riprendo coscienza alle dieci del sabato. Accendo il disturbofono e arriva un messaggio. Cilindrika mi ha chiamato.
Il sonno residuo svanisce in men che non si dica. A piedi nudi e in mutande mi dirigo al telefono, cercato a tentoni. La moto è pronta, posso andare a ritirarla.
Abbastanza soddisfatto mangiucchio dei corn flakes, metto l’occorrente per la moto in macchina e alle 12 vado da Cilindrika.
Il mecca me la porta fuori e ho un colpo. L’ha portata a lavare. Mi ha anche lucidato i cerchi. Mi ha lucidato il coperchio della frizione e le parti in plastica (leggasi: tutta la moto).
Ci sono delle novità: filo contakm e tachimetro riparato in garanzia, serbatoio olio, radiatore, carene, paramotore, manubrio, leva freno anteriore, supporti pedane e pedane passeggero, contrappesi, cupolino, copri cupolino, olio, filtro olio, filtro aria nuovi.
Ricarica batteria, gonfiaggio gomme, registrazione e ingrassaggio catena.
La moto è nuova.
Felice come un bambino salgo su Adler e mi incastro nel traffico milanese. Non me lo ricordavo così burroso questo motorone. Anche in terza dai duemila sale ruvido ma senza ritrosìe.
Carico Roberta, che accompagnerò a prendere la Uno, e comincia a nevicare.
Non può essere un caso: ha nevicato il giorno che ho comprato la moto, ha nevicato il giorno che ho fatto l’incidente, sta nevicando ora, mentre il casco ruota verso il cielo, i miei occhi ruotano dentro le orbite e il traffico stupido di Milano non capisce un ca@@o come al solito.
Il sabato finisce con Adler in box, subito ripulita dalla poca neve caduta.
Roberta la sera capisce, e mi dice di andare a fare un giro in moto, che lei sarebbe andata dalla sorella.
Mi guarda di nuovo negli occhi, e mi dice che è troppa la mia voglia di andare in moto, vai a fare quello che ami domani.
Contatto l’amico Riccardo aka Dominator che ha guardacaso anche lui una Caponord e l’appuntamento è a Saronno per il giorno dopo.
La mattina sento qualcosa che staziona immobile a metà strada tra il petto e lo stomaco, mentre preparo i calzini, la cartina (puramente coreografica, il giro si snoda sul lago.. :) le cose da mettere nella borsa del serbatoio, quella sorda eccitazione che pervade ogni motociclista prima del viaggio, la cura per i mille particolari esercitata e allenata dopo anni.
Estraggo la mia bella dal box e l’accendo. Dio quanto è bella, che bel suono che regala il suo scarico, quanta potenza promana dalle sue forme, quanta grazia esprime il motore, con quanta facilità si mangia le buche il traffico la fame il sonno….
Ci incontriamo a Saronno e ripartiamo verso il Triangolo Lariano. La direzione è Canzo, passando da Brenna, Erba e Pontelambro.
Fanno parte del gruppo anche amici di Domi con Falco, Gsxr 600 e moglie di Gsxr con una Sv 650 s.
Quest’ultima guida la moto da poco, e va molto, molto piano.
Ma del resto va benissimo, per me. Un mese e mezzo senza moto, ma mi sembra un anno.
Ho paura di piegare, fa freddo quindi vuol dire che non si può piegare, e poi.. questo motore spinge tanto.
Ma eccoci sulle mie strade e la moto va da sola mentre il tachimetro non vede mai più degli 80 orari. Ci fermiamo a mangiare un boccone in una trattoria dove per una stupidata ci gustiamo un onesto piatto di tagliatelle alla boscaiola.
Il ritorno da Bellagio verso Canzo, passando da Valbrona, è fatto a 50 orari.
Il motore sta tra i 2500 e i 3000, la moto viaggia tonda e spedita.
La tensione al collo che avevo avuto in questi ultimi giorni è sparita, il freddo che provavo la mattina non esiste più, anzi sudo. Il fastidio al ginocchio molto attenuato, il mal di testa un lontano ricordo. La paura di piegare dissolta di fronte alle prime curve, e mi sento bene con il motore che trotterella sornione. Alla prima salita giro la manopola del gas ed ecco che il Rotax si incazza e mi spinge velocissimo a 8000 giri mentre Adler si inarca incazzata e vola verso il cielo giallo e blu.
Il viaggio finisce un’ora dopo. Una doccia mi calma. Sto bene, sono rilassato, la mia bimba è di nuovo in garage, più bella che mai. 56000 km…. Se mi proponessero uno scambio con una caponord nuova, senza costi aggiuntivi, direi di no. Non è mai stata così… bella.
Grazie a tutti voi, che mi siete stati vicini in questo periodo intenso, che mi avete scritto per sapere come stavo, per sapere dove fossi finito, per esservi spaventati quando ho detto che vendevo Adler per uno scooter… Il periodo intenso non è finito: sarà ancora così per un po’, temo; il lavoro e altri impegni importanti mi attendono. Adesso però un tassello importante della mia vita è tornato a posto, e sono più libero di prima.
Un abbraccio.
Schwarz!
La Sete.
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