La partenza da Dalmine è fissata per le 19 quando gli altri sono già per strada o addirittura ci stanno già aspettando là, solo lo stakanovista bobo arriverà dopo di me, saltando la cena (si fa per dire visto che nel tragitto si racconta che abbia svuotato le dispense di un paio di autogrill....)
La partenza effettiva sarà per le 19.30 causa ultimi preparativi e quindi dopo 2 ore di pallosissima sardostrada arrivo ad Alpignano senza sbagliare un solo incrocio e senza ausilio di quelle diavolerie elettroniche che sono tanto di moda ultimamente.
Quando giungiamo nel B&B vedo tutti che mi vengono incontro mi salutano, quasi mi tirano giù dalla moto, penso fra me e me: "ma pensa come mi vogliono bene" e invece scopro subito che aspettavano me per servire in tavola ed erano tutti affamati come un branco di voracissimi piranha !
Dopo aver fatto subito la figuraccia di non riconoscere Capitanfuturo che si è tagliato i capelli, un primo abbondante una bella insalatona (per me che sono vegetariano) un paio (versione ufficiale per RSTina) di bicchieri di vino fresco, le solite 4 risate tanto per entrare nel clima giusto e si va a dormire.
SABATO
RSTina il giorno seguente preferisce prosciugare la carta di credito con l'altra Roberta che venire a fare "4 passi" in montagna, che poi causa maltempo saranno solo 3: Agnello, Izoard e Monginevro, visto che il Galibier (o come cacchio si scrive) resterà nella lista delle cose da fare.
Per arrivare alla salita dell’Agnello al Pino ci fa fare un percorso talmente dritto a confronto le highway americane sembrano i tornanti dello Stelvio.
In questi lunghi rettilinei l'unica nota di colore ce la regala Sidecar che di tanto in tanto ci sorpassa su una ruota sola, ma come c..o fai a impennare così facilmente? I monoruota non sono mai stati il mio forte del resto
Le curve per fortuna non mancheranno sulla salita al colle dell’Agnello, dove fra l’altro l’asfalto è praticamente perfetto e ti consente di pennellare traiettorie precise e se non fosse per un po’ troppe macchine e camper che mi faranno andar cauto coi sorpassi.
Alla faccia del “colle”! L’Agnello è a 2.744 mt. di altitudine, ma nonostante ciò il minimo della Futura è come sempre perfetto e la vista dall’alto è impressionante, vedere tutte quelle curve con strapiombi e pensare che ci sei appena passato su un mezzo con solo due ruote…
Due foto al volo e riparto, abituato alla guida in due ed essendo questa volta da solo, la pur ripida discesa mi sembra una passeggiata e mi diverto a frenare la moto sempre più sotto le curve senza che i freni abbiano il benché minimo segno di cedimento, alla faccia dei tubi non in treccia e con 5 anni e più sul groppone.
La salita all’Izoard invece la prendo tranquilla, qui è il paesaggio lunare a prendere il sopravvento sulla guida sportiva, così mi fermo sempre più spesso a fare delle foto, così agli altri toccherà aspettarmi in cima al passo dove c’è un aria limpidissima e un sole che acceca non appena alzo la visiera del casco.
Sulla discesa verso Briançon mi accodo a Ulde, Stefano e Bobo che scendono con un buon passo nonostante continue strisce di bitume in rilievo costringano a prendere traiettorie strane per passarci sopra con la moto non troppo piegata pena slittamenti di anteriore che non sono certo graditi. Su uno dei pochissimi tratti di rettilineo provo anche a passare Bobo, ma il nostro amico bolognese appena mi vede dà una manata al gas e così mi riaccodo non volendo rischiare, mi dirà poi a tavola: “’mo c’hai provato a pasarmi te?”
Arrivati a Briançon vediamo un tipo con la Shiver, io e Lupino veniamo subito attratti come delle api col miele e riempiamo di domande il fortunato proprietario che ne parla con estrema soddisfazione. Ad un certo punto vogliamo sentire il rombo e questo, gasato, gira la chiave preme start e … nessun segno di vita, un attimo di panico e si accorge di aver la marcia inserita e il cavalletto abbassato….
La cittadina è davvero molto bella e meriterebbe una visita più approfondita, ma dopo mangiato il tempo si fa minaccioso e visti i nuvoloni che si vedono in direzione del Galibier decidiamo di indossare le tute al primo distributore e fare marcia indietro verso il Monginevro, dove a detta di Pino sembra ci sia il cielo ancora sereno.
Invece già dalle prime curve la salita al Monginevro si preannuncia bagnata. Nonostante la strada umida l’asfalto dà una discreta aderenza e le mie Qualifier RR lo digeriscono senza troppi problemi nonostante la minima scolpitura del battistrada, quando usciamo da una galleria (dove non ricordo) è invece il diluvio universale. Scene da apocalisse. Cielo nero come l’asfalto nuovo secchiate d’acqua che scendono dal cielo e dalle macchine che giungono in direzione opposta e torrenti di un color marroncino attraversano la strada con detriti vari. Fortunatamente l’attrezzatura antipioggia fa il suo dovere e resto asciutto, perfino il casco non si appannerà più di tanto consentendomi di non aver bisogno di alzare la visiera.
Ovviamente il gruppo finora compatto si disperde, non vedevo due metri avanti figuriamoci dietro con gli specchi della Futura…. Ci troviamo ancora una volta io, Ulde, Stefano e Bobo e decidiamo non prima di aver aspettato sotto un ponte gli altri per almeno un quarto d’ora, di proseguire in direzione di Susa. Il diluvio dura ancora un bel po’ fino almeno all’abitato di Susa dove dopo alcuni tornanti semibagnati torniamo a toccare con le gomme l’asfalto asciutto. Proseguiamo sulla statale dove abbiamo un paio di incomprensioni con i semafori con sensore di velocità e arriviamo dritti ad Alpignano, col navigatore di Bobo che questa volta torna utile.
Il tempo di una doccia e una “pennica” di mezzoretta e sento il rombo delle altre Futura che arrivano al B&B.
La cena è prevista ad un ristorante in zona, nessuno ha voglia di prendere le moto (che sono ancora “stese” ad asciugare) e quindi ci si organizza con 3 auto, quelle di Pino e Roberta arrivano puntuali, mentre quella di Capitanfuturo arriva in ritardo, due spiegazioni con Pino al telefono per capire la strada, ma nemmeno il tempo di mettere la prima e abbiamo già sbagliato strada, ci troviamo in uscita dal paese dalla direzione opposta. Qui Sidecar, Luna, Lupin ed io facciamo di tutto per incasinare ulteriormente il già spaesato Capitano.
Ad un certo punto Side esclama: “rallenta! C’è la polizia!” Inspiegabilmente il Capitano pianta una brusca frenata e fa un’inversione ad “U” proprio davanti alla pattuglia che probabilmente avendo famiglia a casa e vedendo certe facce (le nostre) non vuole rischiare….
Dopo un “Scappa, scappa!!!” del solito Side scoppiamo nell’ennesima risata e arriviamo poi al ristorante, dove si mangerà davvero bene, in mostruoso ritardo.
Qui conosco anche Zimstern che ci accompagnerà nel giro di domenica e scopro che quello che pensavo essere un "uomo di sinistra" (Lupino) è invece un bieco razzista che considera le cozze animali INFERIORI provocando l'ira funesta del "coerente" Sidecar!
DOMENICA
La mattina seguente i due riminesi Ulde e Stefano e il nostro Giorgione Futurossa ci salutano per rientrare direttamente a casa non prima di aver fatto le foto di rito (e il video ormai noto
).Il meteo sembra ottimo, il vento ha spazzato le nuvole e il cielo è limpido, condizioni ideali per un bel giro in moto.
RSTina mi “abbandona” nuovamente, passerò a prenderla a Saint Vincent in Valle d’Aosta dai suoceri di Pino.
Imbocchiamo nuovamente la Val di Susa dove in alto si scorge la Sacra di San Michele, una stupenda abbazia costruita su uno sperone di roccia, l’ho già vista in altre occasioni, ma questa volta il tempo stringe e si tira dritto.
Il primo passo è il Moncenisio con il suo splendido lago. Purtroppo non mi godo la salita, in quanto forse non abituato a guidare la moto da solo con le borse stracariche mi sembra di “perdere” il posteriore ogni volta che apro il gas appena piegato. Chiedo un po’ a tutti se ho la ruota sgonfia, ma la gomma non ha proprio niente. Convinto che sono io che stamattina non giro e non la moto, resetto i parametri mentali e comincio a guidare come si deve.
La salita al Col de l’Iseran sembra non finire mai e mi domando come facciano quelli con la bicicletta ad arrivare fin lassù. Il tempo per due foto e si scende, purtroppo siamo in ritardo sulla tabella di marcia a arrivare al ristorante prenotato da Zim sembra sempre più difficile.
Zim ci prova lo stesso come dirà Bobo “tenendo un ritmo da superpole”, ma il gruppo si sgrana troppo e solo io e lo stesso bobo riusciamo a rimanergli attaccati.
Ci fermiamo per aspettare gli altri e ad un portasfiga (non ricordo chi…) viene in mente l’idea di dire a quelli del ristorante che abbiamo problemi con una moto. La mia Futurina è molto suscettibile, si offende e comincia a piangere….
…. sì a piangere benzina dallo sgancio rapido!
Con tutte le gufate che ‘sti giappi c’hanno tirato era il minimo. Non c’è il Mechaway già sulla strada di Rimini, ma Pino e gli altri in meno di dieci minuti mi aiutano a sostituire lo sgancio rotto con uno metallico costruito artigianalmente da Morasam in officina e che da 3 anni tenevo fra gli attrezzi sperando di non dover usare.Rimontiamo in sella e affrontiamo l’ultimo dei passi: il Piccolo San Bernardo che ci riporta in Italia, questa volta in Valle d’Aosta. Una pizzetta veloce in un locale all’aperto in quota, visto che ormai il previsto ristorante è saltato e di nuovo altri saluti.
Questa volta ci dividiamo da Bobo, Side, Luna e Lupin che preferiscono prendere subito l’autostrada.
Rimaniamo Pino, Zim, Maic ed io a precorrere la statale fino ad Aosta, molto bella, ricca di curve ampie e anche senza traffico, insomma l’ideale per la Futura.
Ad Aosta anche Zim va a casa mentre noi ci fermiamo per una bibita fresca dai cordialissimi suoceri di Pino per recuperare Rstina e imboccare poi l’autostrada del ritorno.
Anche l’ennesimo raduno è finito, ma la simpatia e l’allegria che ha contraddistinto anche questa occasione mi fanno già contare i giorni che mancano al prossimo!!!
Un Grazie con la G maiuscola a Pino e Roberta, i “padroni di casa” di questo raduno che hanno organizzato tutto bene come sempre e a tutti quelli che hanno partecipato, compreso quel “miscredente” di Capitanfuturo che non se l’è sentita di seguirci sulle Alpi.
PS: Appena possibile metto pure le fotuzze.
povere cozze...
