Opus Avantra - Lord Cromwell Plays Suit for Seven Vices

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chestersmoker
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Opus Avantra - Lord Cromwell Plays Suit for Seven Vices

Messaggio da chestersmoker » 3/5/2010, 21:35

Quando una sfilza di musicisti veneziani di formazione classica incontrano una folle signorina, anch'ella veneziana, si fondono flauti, percussioni, tastiere, organi con la pazzia ed una bravura nel bel canto, e ne vien fuori una band che produce uno dei miei dischi preferiti in assoluto, compagno di tanti viaggi in auto ma anche in poltrona. Opus Avantra, questo è il nome: Opus sta per opera, Avantra sta per Avanguardia e Tradizione. E niente poteva riassumere meglio le intenzioni della band, ovvero quella di creare una commistione tra estetica, sperimentalismo e arte barocco-romantica. Che arriva dritta dritta al centro del piacere. Questo è a tutti gli effetti il capostipite di tutto ciò che è arte di concetto nella musica italiana. Lord Cromwell è un concept album che tenta di rappresentare in musica quelli che sono i peccati capitali, ovvero i vizi ai quali tutti noi, più o meno, siamo soggetti. E sono rappresentati veramente bene: la musica si fonde con l'idea, il concetto si traduce in melodia, nella voce stupenda, potente e sporca e aggressiva quanto basta, una vera bestemmia per i puristi del bel canto. Ma qui troviamo una Donella Del Monaco in pieno rigoglio, pronta a mettersi in gioco in un ambizioso progetto che, come al solito, lasciò il tempo che trovò ma solo da noi: in Giappone hanno avuto un successo pazzesco, ribadisco quanto siamo stronzi noi italianinazionalpopolari: dove gli altri ci applaudono, noi snobbiamo.
L'apertura con "Flowers on pride" ci introduce alla superbia: ed ecco che parte pretenzioso il flauto arzigogolato, con preziosi orpelli che dicono "io sono migliore di te", e si sente dalla voce altezzosa del soprano.
La tracklist continua con la rappresentazione dell'avarizia, della lussuria e di tutti gli altri. Non voglio rovinarvi l'ascolto predisponendovi con una descrizione di ogni brano, ma ascoltate attentamente Gluttony e ditemi se non vi rappresenta il peccato di gola. E' dolce, romantico, piacevole ma comunque sporco, a tratti triste, come un senso di colpa che si prova dopo aver commesso un peccato. E' semplicemente fantastico.
E, soprattutto, ascoltate la chiusura. Arriva, il disco si chiude e neanche te ne accorgi. E' veramente unico.
Purtroppo sul tubo non si trova nulla se non "Flowers on pride" in versione Live in Tokyo, quindi datevi da fare.

Le altre produzioni dell'ensemble sono sempre di altissimo livello, ma non raggiungono, secondo me, il tocco pressapoco perfetto di questo disco.
Quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!

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