Gli spunti musicali toscani di un tempo ormai andato.
Inviato: 11/1/2011, 00:05
Stasera voglio parlarvi di un genere particolarissimo, a me molto caro. La new wave. Un genere che all'estero, verso la fine degli anni '70, cominciò a riempire i negozi di dischi. Dopo un certo exploit (durato poco, a dir la verità, a favore del synth pop elettronico dei mid-eighties, che comunque non mi dispiace), i gruppi che producevano questa musica avevano da compiere una scelta piuttosto fondamentale: continuare con questa musica (venendo dunque tagliati fuori dal "circuito markettaro dei big") oppure vendere un pezzo del proprio "culo artistico" riempiendosi le tasche? Molti hanno scelto di perdere la "dignità anale", altri (pochi, in verità) hanno deciso di continuare a suonare per quello che suonare è (almeno secondo me). Ovvero passione e voglia di sfogarsi sullo strumento, di graffiare o semplicemente di raccontare e divertirsi. Questo è vero solo in parte, però. O per meglio dire, è valido per la maggior parte dei gruppi d'oltremanica. Parlo dei post-punkettari inglesi, come i The Cure, che all'inizio hanno prodotto autentiche perle, e poi... a metà anni 80, si sono spostati verso il "dark pop", che sinceramente a me non dispiace neanche. Però è un'altra cosa, e magari del dark pop ne parlerò in un altro momento. Altri gruppi pre-dark stranieri si sono sciolti a causa di "maledizioni", come i Joy Division di Ian Curtis. E in Italia? Noi siamo sempre stati avanti. Quando puoi pensare che all'estero sono avanti, è lì che stai sbagliando. E' solo che le major puntano alla promozione di band straniere solo perché cantano in inglese e possono vendere anche nel posto più sperduto del mondo, cosa che con l'italiano (a causa di una discutibile politica coloniale ) non è ovviamente possibile.
E più precisamente, siamo in Toscana, Firenze. Ancor più precisamente, in Via de' Bardi 32. Lì, in un palazzetto, si riunivano cinque ragazzi poco più che diciottenni. Questi erano Ghigo Renzulli, Francesco Calamai, Antonio Aiazzi, Gianni Maroccolo e Piero Pelù. Beh si, i Litfiba.
Piccolo excursus: sapevate che Raf (si, quello che assomiglia a Rocco Siffredi) ha suonato a Firenze, in quel periodo, insieme a Renzulli? Ebbene si: Raffaele Riefoli (aka Raf, peraltro pugliese) suonava con Renzulli nei Cafè Caracas (con loro alla batteria Renzo Franchi, il secondo batterista dei Litfiba, sostituito poi dal compianto Ringo De Palma). E pensate un po', aprirono persino il concerto dei Clash a Bologna! Per la serie, come siamo diventati negli ultimi 30 anni.
Ma tornando alla Toscana... era un periodo in cui i primi vagiti post-punk si sentivano in Italia, e i Litfiba, fortemente colpiti dall'onda della punk rebellion produssero dischi di un prestigio inimmaginabile. Hanno prodotto autentici capolavori e hanno proseguito con l'ottimo lavoro (secondo me) fino alla fine degli '80. Dopo, si sono venduti anche loro (El Diablo, Terremoto, Infinito & co.) accantonando quelle chitarre graffianti e quelle atmosfere "distopiche" (a tal proposito, consiglio l'ascolto di Guerra e Luna, i loro primissimi singles, seguiti poi da dischi bellissimi, come Desaparecido, Litfiba 3, 17 Re et cetera).
Ma Firenze non è solo Litfiba. Anzi... su di loro mi sono anche dilungato troppo. Perché insieme a loro (nel caso dei Neon anche prima) la città era una fucina viva di artisti squattrinati. Alcuni ce l'hanno fatta, altri non sono stati capiti... almeno in Italia. E' proprio il caso dei Neon, che sono stati in attività dal (pensate un po'!) 1978 ai primi anni '90. Non li conosce praticamente nessuno, e io lo trovo un grave peccato, soprattutto per chi, come me, è costantemente alla ricerca di musica diversa da quella che passa la radio (nulla contro chi lo fa, sebbene ritengo che ampliare i propri orizzonti culturali sia importante). Insomma, mentre i Neon suonavano in Spagna, Francia, Austria e altre parti del mondo lontane, qui trovavano pochissimo spazio perché la new wave, e diciamolo, "non ha mai attecchito molto", citando Fiumani. Ah, Fiumani: un boxeur newwavista! Un altro, si, che a Firenze ha trovato la sua dimensione. Con i suoi Diaframma, infatti, ha sfondato un muro di silenzio, rotto soltanto da chi, come loro, produceva musica di un certo spessore che però, ribadisco, è rimasta a impolverarsi tra gli scaffali di qualche appassionato. Mentre i Neon hanno avuto una virata particolarmente cupa, partendo da basi prettamente elettroniche, i Diaframma sono partiti col piede giusto, secondo me. Atmosfere ai limiti dell'umanamente sostenibile (non parlo di pesantezza, ma proprio di cupezza) fanno di Siberia un urlo disperato, un grido che dice "ASCOLTAMI, saprò renderti contento di aver speso quelle 5.000 lire per il cd", ma che strugge anche l'animo di chi lo ascolta, evocando un freddo gelido che cerca di trovare un po' di sole (il petrolio bruciato - coprirò le distanze). Se avete dei pregiudizi, soffocateli e ascoltate.
Diaframma - Siberia
[align=center][flash width=640 height=385]http://www.youtube.com/v/Jk-GfjqmIsA[/flash][/align]
A chi piace il filone "electronic body music" troverà interessante questo brano dei Neon, Information of death, che sembra uscito dai migliori Kraftwerk.
[align=center][flash width=640 height=385]http://www.youtube.com/v/6y2MTRZg9qs[/flash][/align]
E sentite qui la voce del primo Pelù. Niente a che vedere con lo screaming e i suoi tipici gorgheggi in progressione.
Voglio proprio vedere se dopo averla ascoltata non vi rimane in testa. Si ficca al centro del cervello e non se ne va. E tutta la canzone è composta da 5 accordi. Meditate gente...
Litfiba - Luna
[align=center][flash width=640 height=385]http://www.youtube.com/v/Y11AjGQ5w4I[/flash][/align]
(nella versione live, Pelù diceva "sarò un re e dittatore, vi schiaccerò come delle merde, la massa è una m@@@a", e mi pare fosse il 1985 o giù di lì).
Dalle sponde più punk, invece, sul versante emiliano troviamo gruppi come Gaznevada o CCCP, che sinceramente a me non piacciono molto. Dei Gaznevada salvo pochissimo, dei CCCP qualcosina in più. Di questi emiliani non mi piace l'attaccamento alla politica estremista e comunista, frutto di un'analisi che, a sentire i loro testi, è completamente sballata e traviata dai libri di storia. E comunque non mi interessa parlarne qui, volevo dare il giusto merito a Firenze con i suoi artisti del periodo. E me li immagino, fuori dal liceo, vestiti strani, a fumare sigarette e aspettare gli altri per andare a suonare insieme, col sogno di farcela. Per me, ce l'hanno fatta.
P.s.: stavolta l'ho fatta sporca, ho esagerato con la lungaggine ma credetemi, mi sono anche limitato. Qui bisogna fare qualcosa per questa musica, bisogna riportarla in vita, non come fanno i Litfiba oggi però (commercio & co.).
E più precisamente, siamo in Toscana, Firenze. Ancor più precisamente, in Via de' Bardi 32. Lì, in un palazzetto, si riunivano cinque ragazzi poco più che diciottenni. Questi erano Ghigo Renzulli, Francesco Calamai, Antonio Aiazzi, Gianni Maroccolo e Piero Pelù. Beh si, i Litfiba.
Piccolo excursus: sapevate che Raf (si, quello che assomiglia a Rocco Siffredi) ha suonato a Firenze, in quel periodo, insieme a Renzulli? Ebbene si: Raffaele Riefoli (aka Raf, peraltro pugliese) suonava con Renzulli nei Cafè Caracas (con loro alla batteria Renzo Franchi, il secondo batterista dei Litfiba, sostituito poi dal compianto Ringo De Palma). E pensate un po', aprirono persino il concerto dei Clash a Bologna! Per la serie, come siamo diventati negli ultimi 30 anni.
Ma tornando alla Toscana... era un periodo in cui i primi vagiti post-punk si sentivano in Italia, e i Litfiba, fortemente colpiti dall'onda della punk rebellion produssero dischi di un prestigio inimmaginabile. Hanno prodotto autentici capolavori e hanno proseguito con l'ottimo lavoro (secondo me) fino alla fine degli '80. Dopo, si sono venduti anche loro (El Diablo, Terremoto, Infinito & co.) accantonando quelle chitarre graffianti e quelle atmosfere "distopiche" (a tal proposito, consiglio l'ascolto di Guerra e Luna, i loro primissimi singles, seguiti poi da dischi bellissimi, come Desaparecido, Litfiba 3, 17 Re et cetera).
Ma Firenze non è solo Litfiba. Anzi... su di loro mi sono anche dilungato troppo. Perché insieme a loro (nel caso dei Neon anche prima) la città era una fucina viva di artisti squattrinati. Alcuni ce l'hanno fatta, altri non sono stati capiti... almeno in Italia. E' proprio il caso dei Neon, che sono stati in attività dal (pensate un po'!) 1978 ai primi anni '90. Non li conosce praticamente nessuno, e io lo trovo un grave peccato, soprattutto per chi, come me, è costantemente alla ricerca di musica diversa da quella che passa la radio (nulla contro chi lo fa, sebbene ritengo che ampliare i propri orizzonti culturali sia importante). Insomma, mentre i Neon suonavano in Spagna, Francia, Austria e altre parti del mondo lontane, qui trovavano pochissimo spazio perché la new wave, e diciamolo, "non ha mai attecchito molto", citando Fiumani. Ah, Fiumani: un boxeur newwavista! Un altro, si, che a Firenze ha trovato la sua dimensione. Con i suoi Diaframma, infatti, ha sfondato un muro di silenzio, rotto soltanto da chi, come loro, produceva musica di un certo spessore che però, ribadisco, è rimasta a impolverarsi tra gli scaffali di qualche appassionato. Mentre i Neon hanno avuto una virata particolarmente cupa, partendo da basi prettamente elettroniche, i Diaframma sono partiti col piede giusto, secondo me. Atmosfere ai limiti dell'umanamente sostenibile (non parlo di pesantezza, ma proprio di cupezza) fanno di Siberia un urlo disperato, un grido che dice "ASCOLTAMI, saprò renderti contento di aver speso quelle 5.000 lire per il cd", ma che strugge anche l'animo di chi lo ascolta, evocando un freddo gelido che cerca di trovare un po' di sole (il petrolio bruciato - coprirò le distanze). Se avete dei pregiudizi, soffocateli e ascoltate.
Diaframma - Siberia
[align=center][flash width=640 height=385]http://www.youtube.com/v/Jk-GfjqmIsA[/flash][/align]
A chi piace il filone "electronic body music" troverà interessante questo brano dei Neon, Information of death, che sembra uscito dai migliori Kraftwerk.
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E sentite qui la voce del primo Pelù. Niente a che vedere con lo screaming e i suoi tipici gorgheggi in progressione.
Voglio proprio vedere se dopo averla ascoltata non vi rimane in testa. Si ficca al centro del cervello e non se ne va. E tutta la canzone è composta da 5 accordi. Meditate gente...
Litfiba - Luna
[align=center][flash width=640 height=385]http://www.youtube.com/v/Y11AjGQ5w4I[/flash][/align]
(nella versione live, Pelù diceva "sarò un re e dittatore, vi schiaccerò come delle merde, la massa è una m@@@a", e mi pare fosse il 1985 o giù di lì).
Dalle sponde più punk, invece, sul versante emiliano troviamo gruppi come Gaznevada o CCCP, che sinceramente a me non piacciono molto. Dei Gaznevada salvo pochissimo, dei CCCP qualcosina in più. Di questi emiliani non mi piace l'attaccamento alla politica estremista e comunista, frutto di un'analisi che, a sentire i loro testi, è completamente sballata e traviata dai libri di storia. E comunque non mi interessa parlarne qui, volevo dare il giusto merito a Firenze con i suoi artisti del periodo. E me li immagino, fuori dal liceo, vestiti strani, a fumare sigarette e aspettare gli altri per andare a suonare insieme, col sogno di farcela. Per me, ce l'hanno fatta.
P.s.: stavolta l'ho fatta sporca, ho esagerato con la lungaggine ma credetemi, mi sono anche limitato. Qui bisogna fare qualcosa per questa musica, bisogna riportarla in vita, non come fanno i Litfiba oggi però (commercio & co.).