lupin3 ha scritto:Ripeto, il limite è veramente labile e l'unico modo per farlo in maniera trasparente è che chi vuole farsi morire, metta nel testamento tale volontà!
Ma sicuramente non sarà così semplice.
Eutanasia
Moderatore: Crocco83
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non credo che quella testamentaria sia una via cosí percorribile:infatti difficile é prevedere in largo anticipico come dove quando morire.Vi sono persone che nonostante esprimano tale intenzione quando poi si trovano in fase terminale si aggrappano alla vita pur non avendo speranze.La filosofia del direi o farei questo nel caso mi trovassi...non é applicabile.Lúnico caso é quello del consenso del malato in ´condizioni di intendere e di volere ´quando sia stata certificata al di la di ogni dubbio ( !!!!!!!)la nulla probabilitá di guarigione.Ma anche in questo caso ed invito Zim ad esprimersi ,forme depressive o simil-psichiatriche potrebbero influenzare il giudizio del richiedente.Difficile stabilire se con terapia psico-farmacologica di supporto gli esiti non fossero diversi.Il caso poi in cui il paziente non sia in grado di non decidere é terribile e non vorrei essere nei panni del legislatore.Al di lá delle motivazioni dei religiosi che non accetterebbero mai nessuna forma di intervento in quanto solo Dio puo intervenire su vita-morte qualcuno mi dovrebbe dire chi o con quale competenza specifica possa decidere sulla vita di altri anche quando appare che non vi siano altre strade percorribili.Visto poi che parli di labilitá dei confini per me é difficile capire quale é quello fra accanimento terapeutico e terapia.In genere respirazione assistita ed alimentazione/reidratazione EV o EN sono chiamate in causa.Ma se io ho un paziente che NON é in grado di mangiare o bere il boccione della flebo non é forse una terapia?Se la risposta é no dobbiamo cambiare pure il giuramento di Ippocrate ..........
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Per quanto io sia contrario all'accanimento terapeutico, ho dei forti dubbi su quale sia il confine al di la del quale si parla di accanimento.
E come stabilirlo ?? tanta diversa è la casistica, ogni caso è diverso dall'altro, come trovare una regola??
E poi ci sono tante altre perplessità, molte delle quali esposte da Ite.
Sicuramente ci sono, e ci sono stati, dei casi estremi in cui tutti ci troveremmo d'accordo, ma nonostante questo credo sia veramente molto difficile per il legisltatore regolamentare una cosa del genere.
Lasciando da parte Dio, si tratta di decidere la vita o la morte di un essere umano. ...chi può fare questo ??
E come stabilirlo ?? tanta diversa è la casistica, ogni caso è diverso dall'altro, come trovare una regola??
E poi ci sono tante altre perplessità, molte delle quali esposte da Ite.
Sicuramente ci sono, e ci sono stati, dei casi estremi in cui tutti ci troveremmo d'accordo, ma nonostante questo credo sia veramente molto difficile per il legisltatore regolamentare una cosa del genere.
Lasciando da parte Dio, si tratta di decidere la vita o la morte di un essere umano. ...chi può fare questo ??
"non aspettare domani per fare quello che potresti fare oggi" - "ne rimarrà uno solo" - "ne ho due" .... ma detto ciò MI SONO ROTTO LE PALLE...!!!
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La persona stessa.si tratta di decidere la vita o la morte di un essere umano. ...chi può fare questo ??
E sono proprio i casi estremi che rendono necessaria una legge: è inutile, secondo me, dire che uno non può decidere di morire in cais più o meno gravi quando c'è la classica amichevole linea ferroviaria merci a portata di mano...
Mentre il caso estremo non può farlo. Penso a Welby.
A volte ritorno
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Anch'io penso a Welby e a molti altri che non hanno la possibilità di esprimersi ma che se lo farebbero il loro unico desiderio sarebbe quello di porre fine a tale sofferenza.
Forse il problema principale e la domanda fondamentale è quale significato dare alla propria vita e non tanto quale è la differenza tra terapia e eutanasia.
Ogniuno di noi è rsponsabile della propria vita e tolto il dogma che ti "costringe" a fare delle scelte obbligate direi che tutti vorrebbero decidere del proprio destino fino alla fine dei propri giorni. Dopo una vita vissuta appieno, dopo aver visto, fatto, vissuto, provato emozioni più o meno forti si può accettare una situazione che ti costringe a letto attaccato ad un respiratore, senza la possibilità di guarire e senza la possibilità di fare, sentire, provare e vivere delle emozioni beh forse questa non è più vita....è solo sopravvivere!
Forse il problema principale e la domanda fondamentale è quale significato dare alla propria vita e non tanto quale è la differenza tra terapia e eutanasia.
Ogniuno di noi è rsponsabile della propria vita e tolto il dogma che ti "costringe" a fare delle scelte obbligate direi che tutti vorrebbero decidere del proprio destino fino alla fine dei propri giorni. Dopo una vita vissuta appieno, dopo aver visto, fatto, vissuto, provato emozioni più o meno forti si può accettare una situazione che ti costringe a letto attaccato ad un respiratore, senza la possibilità di guarire e senza la possibilità di fare, sentire, provare e vivere delle emozioni beh forse questa non è più vita....è solo sopravvivere!
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